Il malessere, almeno finché non raggiunge la soglia del dolore, non lo spaventa, perché curarsi non comporta alcuna grossa rinuncia, alcuna sofferenza supplementare: un bicchiere d’acqua per le pillole, o un ago indolore per le iniezioni.
I tibetani fanno ancora di più: giungono a considerare la malattia come una vera benedizione, perché consente di eliminare l’errore e di sviluppare la saggezza. Privato della sua beata passività, il paziente è sottoposto, suo malgrado, a un ruolo interamente attivo: pensa, prega, medita, sconta attraverso la sofferenza il suo cattivo karma e, inoltre, pratica gli esercizi prescritti dal medico, visualizza, controlla il respiro, riposa e si nutre secondo regole precise: si purifica spiritualmente e mentalmente, consapevole del fatto che, secondo il principio buddhista, la malattia nasce innanzitutto nella mente e soltanto grazie al suo controllo è possibile rigenerarsi, attivando la completa guarigione. Anche la medicina occidentale contemporanea, e in particolare la psicosomatica, sembra essere giunta alle stesse conclusioni: le emozioni negative influiscono sulla biochimica del corpo e possono scatenare la malattia così come l’affetto, la fede e il desiderio di guarire possono operare miracoli, talvolta anche nei confronti di patologie che erano state ritenute incurabili.
Assecondando tale principio di base, il modello proposto dalla medicina tibetana diventa essenzialmente un modello di trasformazione interiore e di sviluppo della consapevolezza, gli unici strumenti capaci di eliminare radicalmente i conflitti mentali e le cattive abitudini che causano la malattia. Prevenire prima di dover curare, mantenere saldo l’equilibrio dentro e fuori di sé prima di essere costretti a ricomporlo: il segreto orientale della buona salute è praticamente tutto qui. E non è poco.
Per informazioni
🖌 INFO:
☎️ CORRADO 335 7186538 -
☎️ SONIA 349 5148604
THUPTEN CHHIRING SHERPA
OPPURE SCRIVI A centrotaraverona@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento